Subvertising intervista

Vi proponiamo il testo di una intervista che non essendo mai stata consegnata in tempo è inedita  ci interessa per il flusso delle risposte e chissà che non possa aprire ulteriori riflessioni.

Qual è lo scopo ultimo del subvertising?


Risponde Mr.White: 42, ça va sans dire.

 

R Mr.Orange: Decontaminare le coscienze dai bisogni imposti, defribillare lo spirito di critica nei confronti della società denarocentrica.

R Mr.Brown: Lo scopo ultimo del nostro attivismo è quello di *creare inquietudini*, per lasciare un segno indelebile nelle coscienze spietatamente educate al consumo.

R Mr.Pink: Rivendicare il diritto alla libertà di scelta, che troppo viene meno per nutrire le grasse panze delle lobbies economiche e delle multinazionali.

R Mr.Blue: Scelgo una sola parola: ribellione!

In che senso il subvertising è una pratica sovversiva? Il fatto che  i materiali utilizzati siano gli stessi del mondo dei consumi ma rimanipolati, non lo rende intimamente legato – come lo hanno definito,  in un "vincolo di amore e odio" proprio al mondo dei consumi, oggetto  della critica?

R Mr. Brown: Che il subvertising sia sovversivo e’ un auspicio, non un dato acquisito. Con la "rimanipolazione" dei "materiali del mondo dei consumi" si può  evidenziare il lato oscuro di questo stesso mondo e, dunque, ristabilire la dialettica negata dalla sapiente strategia di chi detiene l’egemonia politico-economica: "massima visibilita’, ma sempre dallo stesso punto di vista", "isolare ogni asserzione dal suo contesto per renderla vera-in-se’". Quando invece il messaggio pubblicitario e’ unito al suo contesto (noto a parte), e la sintesi diventa un subvert, e’ come se si decifrasse il suo contenuto intrinseco. Di fronte alla sostanziale comunanza d’intenti fra Pd e Pdl lo slogan di Veltroni, "Non pensate a quale partito. Pensate a quale paese", da esortazione a cambiare il paese non puo’ che volgersi in un invito a cambiare paese.

R Mr.Pink: Viviamo in questo triste mondo malto ed probabile che ci sia una componente di amore odio la sovversione sta sempre nel cambiamento del punto di vista.

R Mr.Blue: …Fin quando un bambino disse, un po’ troppo forte, mentre il Re stava passando in processione:. “Ehi, guardate! Il Re è nudo!” …

Uno dei direttori creativi di Young&Rubicam afferma che queste stesse tecniche sono espressione di creatività (simili a quelle dei normali art director e copywriter pubblicitari) e che quindi favoriscono la crescita  della creatività più che screditare una marca: cosa ne pensate?

R Mr.Pink: Infatti "screditare una marca" importa, in un certo senso, meno che "espandere la creativita’". In questo secondo caso la pratica comunicativa e critica puo’ emanciparsi dal foraggiamento di chi vuole vendere qualcosa o irregimentare l’opinione pubblica. Il subvertising,
in altre parole, e’ in generale piu’ volto a disinnescare il potere di Calvin Klein di vendere banali mutande a caro prezzo, che a sostenere che le mutande di CK sono scomode. Certo, se si scoprisse che sono colorate con sostanze tossiche, il messaggio sarebbe ancora rafforzato e
CK potrebbe diventare Calvin Kloro.

R Mr.Blonde: Forse  uno dei direttori creativi di Young&Rubicam confonde la settimana enigmistica con il subvertising?

R Mr.Orange: Direi piuttosto che uno dei direttori creativi di Young&Rubicam sia un  fantasioso inventore di indovinelli oppure che costui non abbia visitato mai un vero sito di subvertising,  se mai avesse dato un occhio agli amici adbusters della finlandesi (voima.fi/adbusting) – e cito loro per non fare narcisismi – avrebbe notato quanto forte sia il messaggio di alcune opere… in particolare quella in cui si mostra una bottiglia di acqua minerale, e sullo sfondo la montagna della sorgente ricoperta di plastica.

R Mr.White: Le avanguardie spostano avanti il punto di vista mentre le direzioni creative sono sedute in sala riunione una sala che alcuni di noi conoscono bene.

I subvertising (es. quelli di Absolut Vodka o Calvin Klein) non  rischiano di essere scambiati per pubblicità fatte dalle marche stesse? E quindi aumentarne la notorietà? (es Nolita anoressica, Dove per la  bellezza autentica)

R Mr.Blonde: Non e’ una novita’ che la pubblicita’ cerchi sempre modi nuovi per attirare l’attenzione, giungendo a ispirarsi per taluni target (giovani, (pseudo)intellettuali, radical-chic) al subvertising di se’ stessa. In ogni caso che il subvert sia scambiato (almeno inizialmente) per un vero advert, in alcune circostanze, e’ esattamente lo strumento scelto per penetrare la coltre di accettazione passiva da parte dei consumatori (ex cittadini). Si pensi per esempio a quanto e’ stato fatto dai
realizzatori di www.unibologna.eu .

R Mr.Orange: Un buon subvertising deve essere scambiati per pubblicità fatte dalle marche ed al contempo deve lasciarti perplesso. Tarlare il pacificato accordo con il fruitore con il dubbio! L’obiettivo? Che alla pubblicità successiva le sinapsi interagiscano in modo diverso.

Queste tecniche non sono invece un prodotto della società dei consumi da cui nessuno di noi riesce a liberarsi?

R Mr.Blue: Il cambiamento del reale parte sempre da una sua ‘accettazione’ e rielaborazione in vista di un superamento [cfr. K. Marx e F. Engels], non dalla sua rimozione [cfr. S. Freud].

C’è qualcosa dunque di positivo nei modelli di comunicazione proposti dalle marche?

R Mr.Pink: No. Ma siamo noi che se vogliamo, adottando o inventando quei modelli di comunicazione, scriviamo per le "marche" le  campagne. Siamo noi che se vogliamo le sovvertiamo. Abbiamo tutti gli strumenti e non siamo solo braccia ma anche e soprattutto cervelli, menti, sinapsi distribuite. A volte basta rendersene conto.

R Mr. Brown: Le marche devono vendere e l’etica rimane sempre fuori dalla porta direi che come modello si commenta da solo.

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